Tra le caratteristiche tipiche del cibo da fast food spicca senza dubbio l’elevato contenuto di grassi saturi. A differenza dei grassi mono- e polinsaturi associati a maggiore protezione cardiovascolare, l’introduzione di quantità eccessive e regolari di grassi saturi, specie di origine animale, è associata, come dimostrano vari studi in letteratura scientifica, ad un maggior rischio di patologie cardiovascolari, insulino-resistenza e diabete di tipo 2. Esistono, inoltre, evidenze scientifiche che dimostrano come il consumo di alimenti ricchi in questi particolari grassi sia associato a ridotte performance cognitive.
In un lavoro del 2011 pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition è stato evidenziato come in soggetti adulti sani i livelli di attenzione calassero dopo 5 giorni seguendo un regime alimentare caratterizzato per il 75% da grassi. Tuttavia in questo studio non erano stati differenziati i tipi di grassi introdotti.
È curioso come le performance cognitive possano essere influenzate direttamente dal tipo di cibo che viene introdotto, a partire dagli effetti che questo può avere a livello della microflora intestinale. Evidenze scientifiche dimostrano come anche elevati livelli di endotossiemia siano associati a basse soglie di attenzione. L’endotossiemia rappresenta la presenza in circolo di tossine (LPS) rilasciate da batteri della microflora intestinale ed è rilevabile attraverso i livelli di Proteine legante l’LPS (LBP) nel sangue nel sangue. Un’alterazione della permeabilità di membrana intestinale è associata a maggiori livelli di endotossiemia in grado di innescare processi infiammaotori in tutto l’organismo e anche a livello cerebrale, riducendo le performance cognitive.
In un recente lavoro americano sono stati valutati gli effetti di un singolo pasto ad elevato contenuto di grassi saturi e i livelli di endotossiemia sulle performance cognitive di 51 donne sopra i 50 anni divise in due gruppi.
In un gruppo è stato consumato un pasto ad elevato contenuto di grassi saturi, caratterizzato da uova, biscotti, salsiccia di tacchino e formaggio per un totale di 60g di grassi saturi; l’altro gruppo ha consumato un pasto semplicemente caratterizzato da olio di semi di girasole, tipico per la presenza di acidi grassi polinsaturi. Entrambi i pasti apportavano circa 930 Kcal, simili a quelle di un tipico pasto da fast food.
Le performance cognitive sono state valutate prima e 5 ore dopo il pasto mediante il “Continuous performance test”, caratterizzato dalla misurazione delle soglie di attenzione, concentrazione e tempo di reazione su 10 minuti di attività al computer. Inoltre, sono stati valutati i livelli di endotossiemia basale in tutte le donne. Dopo 4 settimane le persone dei gruppi si sono scambiate.
I risultati hanno evidenziato che dopo il consumo del pasto ricco di grassi saturi le donne presentavano significativamente livelli inferiori di performance cognitive, soprattutto in coloro con endotossiemia basale più elevata.
Ci sono varie ipotesi alla base dell’associazione grassi saturi e minori performance cognitive. Questi grassi possono attraversare la barriera emato-encefalica innescando meccanismi proinfiammatori a livello ipotalamico. Inoltre, evidenze scientifiche dimostrano come il consumo di grassi saturi sia associato di per se’ a maggiori livelli d’infiammazione nell’organismo, con maggiori quantità di citochine circolanti proinfiammatorie in grado anche di causare neuroinfiammazione e influire negativamente sulle performance cognitive.
Come se non bastasse il consumo regolare di alimenti ricchi di grassi saturi come carne processata, formaggi e cibo industriale è in grado di apportare disbiosi della microflora intestinale e di indurre un basso grado cronico di endotossiemia con ulteriori effetti sulle performance cognitive.
Tali evidenze dunque dimostrano come anche un singolo pasto caratterizzato dalla presenza elevata di grassi saturi sia in grado di indurre deficit di attenzione, soprattutto in coloro con endotossiemia elevata, risultati che svelano ancora una volta come il cibo che introduciamo ogni giorno e l’omeostasi intestinale possano influire sulle funzioni cerebrali.
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