I semi di lino rappresentano un alimento dalle importanti proprietà nutrizionali. Lavori scientifici dimostrano come la loro particolare composizione in fibre, lignani e acido alfa-linolenico contribuisca ai numerosi benefici nei confronti di condizioni croniche come cardiopatie, patologie tumorali e condizioni metaboliche.
Ad esempio, In letteratura scientifica sono presenti davvero tanti studi, anche ben strutturati, che evidenziano la correlazione tra il consumo di questi alimenti e una ridotta crescita tumorale in donne affette da tumore alla mammella. Gli effetti positivi esplicati da questo alimento sono associati alla presenza di LIGNANI, fitonutrienti che nei semi di lino sono presenti circa 800 volte in più rispetto agli altri alimenti vegetali. In parole molto semplici, i lignani, in maniera simile ai fitoestrogeni della soia, mimano il comportamento dell'ormone estrogenico umano (17-beta-estradiolo), interagendo con il recettore estrogenico (ER) ed esplicando un'azione anti-tumorale.
Ma non solo, il consumo di questi semi è associato ad un potente effetto ipertensivo. In un lavoro randomizzato a doppio cieco pubblicato su Hypertension nel 2013 è stato visto come il consumo di 30 g di semi di lino macinati al giorno per 6 mesi fosse associato ad una riduzione significativa della pressione sistolica (inferiore di 10 10 mm Hg) e della pressione diastolica (inferiore di 7 mm Hg) in pazienti affetti da ipertensione e arteriopatia periferica.
Effetti straordinari di questo alimento nei confronti della condizione cronica più diffusa e più farmacologicamente trattata nella società occidentale come la nostra, ovvero l’ipertensione.
Esistono altri lavori in letteratura scientifica che validano questa interessante correlazione tra consumo di semi di lino e riduzione della pressione sanguigna. Addirittura esiste un lavoro di meta-analisi condotta su 15 lavori (alcuni anche di 6 mesi) che evidenzia proprio come il consumo di semi di lino o derivati sia associato ad una diminuzione della pressione sia sistolica che diastolica.
A offrire questo importante beneficio è la composizione particolare di questo alimento, fibre solubili, proteine vegetali, lignani e acido alfa-linolenico, importante precursore di omega-3 nell’organismo, sono tutti fattori in grado di contribuire alla riduzione della pressione sanguigna.
Mentre il meccanismo alla base di molti farmaci antipertensivi risiede nel rallentare il battito cardiaco o ridurre la contrattilità del cuore, evidenze scientifiche dimostrano come i semi di lino siano in grado di offrire tale effetto senza coinvolgere il cuore, ma piuttosto riducendo i livelli di ossilipine plasmatiche.
Quest’ultime non sono altro che molecole derivate dall’ossidazione di acidi grassi polinsaturi, come l’acido arachidonico, un acido grasso omega-6, e oltre ad essere associate a maggiori livelli di infiammazione nell’organismo, sono coinvolte in vari processi come immunità, coagulazione, dolore, tono vascolare. Elevati livelli di ossilipine caratterizzano condizioni cardiovascolari e l’invecchiamento.
Il meccanismo alla base della riduzione della pressione sanguigna associato al consumo di semi di lino risiede proprio nell’indurre la diminuzione delle ossilipine plasmatiche. In particolare, il consumo di semi di lino induce un’inibizione dell’enzima responsabile della produzione di ossilipine proinfiammatorie riducendo di conseguenza la pressione ematica.
Le ossilipine svolgono un ruolo cruciale anche nei livelli infiammatori durante l’invecchiamento e il consumo regolare di semi di lino può aiutare a combatterne i livelli elevati, rallentando di conseguenza i processi d’invecchiamento. Adulti di 50 anni presentano livelli in circolo significativamente più elevati di ossilipine rispetto ai giovani, che riflettono una condizione infiammatoria di base nell’organismo, e questo potrebbe spiegare anche la predisposizione a condizioni proinfiammatorie come l’artrite, o la stessa ipertensione con l’avanzare dell’età. Ma studi dimostrano come il consumo di 30 g di semi di lino in polvere siano sufficienti a normalizzare i livelli elevati di ossilipine in circolo in adulti dai 45 anni in su, allo stesso livello di soggetti ventenni in sole 4 settimane.
Tutto questo potrebbe rappresentare una strategia alimentare semplice, meno costosa e soprattutto senza effetti collaterali, per combattere l’ipertensione e ridurre i livelli di infiammazione tipici di invecchiamento e condizioni croniche.
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