Dal 2015 la World Health Organization ha classificato la carne processata come cancerogena per l’uomo e sono ormai innumerevoli gli studi che hanno evidenziato come un consumo eccessivo e regolare di questo alimento sia associato ad un maggior rischio di condizioni croniche moderne come cardiopatie, diabete, patologie neurodegenerative e mortalità da tutte le cause.
Evidenze scientifiche dimostrano inoltre come il consumo eccessivo di carne processata possa avere effetti negativi sulla salute dei polmoni. Tra i composti caratterizzanti la carne sottoposta a lavorazione per essere conservata spiccano i nitriti, composti in grado di preservarne il colore rosa, migliorarne la palatabilità e soprattutto di ridurre il rischio di contaminazione e crescita batterica.
Lavori in passato condotti in vivo hanno evidenziato come la semplice aggiunta di nitrito di sodio in acqua potabile sia in grado di indurre lo sviluppo di enfisema polmonare in topi da laboratorio. Ovviamente si tratta di studi condotti su animali, all’epoca le evidenze sull’uomo erano insufficienti.
Nel 2007, un lavoro ha evidenziato come il consumo frequente di carne processata fosse associato ad un maggior rischio d’insorgenza di condizioni polmonari come enfisema o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Lo studio ha dimostrato come consumare regolarmente carne lavorata come i salumi fosse correlato ad una gravità 3 volte maggiore di BPCO, soprattutto tra i fumatori.
Altri studi prospettici, condotti negli anni, hanno evidenziato come il rischio di BCPO aumenta in relazione al consumo di carne processata.
Risultati simili sono stati evidenziati in un lavoro pubblicato sul The Lancet nel 2019, nel quale sono state analizzate le abitudini alimentari di oltre 2 milioni di donne dal 1991 al 2017, il consumo di carne processata risultò associato ad un maggior rischio di BCPO, specie nelle donne fumatrici e con un regime alimentare scorretto in generale.
In un lavoro di meta-analisi che analizza le abitudini alimentari di centinaia di migliaia di persone pubblicato nel 2018 sulla rivista Clinical Nutrition è stato evidenziato come un consumo elevato e regolare di carne processata fosse associato al 40% in più del rischio di BPCO .
Quali i meccanismi alla base di tale associazione?
Gli studiosi hanno evidenziato vari meccanismi alla base di tale associazione. Tra questi, ad esempio, sono riconosciuti i prodotti di glicazione avanzata (AGE), che si formano una volta che la carne viene processata e sono in grado di esplicare effetti proinfiammatori. La presenza stessa di grassi saturi in questi alimenti è in grado di aumentare i livelli d’infiammazione nelle vie aeree, così come il contenuto elevato di sodio, utilizzato inevitabilmente per insaporire, ma soprattutto per allungare i tempi di conservazione della carne.
Tuttavia la ricerca ha focalizzato maggiormente la propria attenzione sugli effetti dei nitriti, gli stessi composti che associano il fumo di sigaretta a danno polmonare. Proprio riguardo a quest’ultimo aspetto, i nitriti sono uno dei costituenti principali, insieme alla nicotina e al monossido di carbonio, del tabacco. Gli ossidi di azoto sono convertiti in nitriti a livello causando danno polmonare ed esplicando effetti negativi su proteine del tessuto connettivo come collagene ed elastina, importanti nel conferire elasticità e flessibilità durante l’espirazione e l’inspirazione. I nitriti possono degradare queste proteine riducendo di conseguenza la funzionalità polmonare.
Proprio per questo motivo, i nitriti presenti nella carne processata (che è il veicolo maggiore di questi composti nella dieta occidentale), possono indurre danno polmonare.
Quando sai parla di salute polmonare in generale, evidenze scientifiche dimostrano come il consumo regolare di carni lavorate sia associato ad un maggior rischio di carcinoma polmonare, ad una riduzione della funzione polmonare, ad un maggior rischio di BPCO e di asma.
Un lavoro del 2019 ha evidenziato come un consumo elevato di carne processata da parte di donne prima della gravidanza fossa associato ad un maggior rischio di respiro asmatico nella progenie. Per tutto coloro che mangiano molta carne processata il rischio di peggioramento di sintomi asmatici è del 76% in più rispetto a coloro che ne mangiano quantità inferiori.
Dunque, alla luce di tali evidenze, limitare il consumo di carne processata è importante per la prevenzione dell’asma negli adulti e per migliorare la salute polmonare in generale. Al contrario, il consumo di frutta e verdura, importanti veicoli di antiossidanti, è associato ad una migliore funzione e salute polmonare.
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