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Dott. Daniele Basta

L'importanza dei folati e la mutazione MTHFR, quello che devi sapere


Esistono mutazioni genetiche che possono influire sul metabolismo di determinati nutrienti e, spesso, possono avere anche specifici risvolti patologici. Un esempio è rappresentato dalla mutazione inerente il gene MTHFR. Questo gene codifica per una proteina enzimatica responsabile del metabolismo della vitaminaB9, conosciuta generalmente come acido folico (una delle sue varie forme) e importante per numerose funzioni nell’organismo.


La proteina MTHFR, ovvero Metilene-tetraidrofolato reduttasi è un enzima necessario alla metilazione, un processo metabolico importantissimo coinvolto nella riparazione del DNA e nell’espressione genica, e fondamentale nel convertire sia folati che acido folico (entrambe forme della vitamina B9), nella forma bioattiva utilizzabile dal nostro organismo, ovvero il 5-metil-tetraidrofolato.

In poche parole, se non venisse convertito in questa forma grazie a questo enzima, i folati della verdura o l’acido folico degli integratori risulterebbero inutilizzabili dal nostro organismo.

Senza un’adeguata attività enzimatica, la metilazione non avverrebbe con conseguenze metaboliche abbastanza dannose.


Negli anni sono state individuate nella popolazione due mutazioni del gene MTHFR, ovvero la C677T e la A1298C, che sono associate ad una ridotta attività enzimatica dell’enzima MTHFR.

Nonostante molti portatori di queste mutazioni possano non manifestare alcun sintomo, i folati e l’acido folico introdotti mediante alimentazione e/o integratori non vengono convertiti efficientemente nella forma bioattiva, ovvero la 5-MTHFR, con un conseguente deficit in uno dei processi chiave regolati, quale il catabolismo dello’omocisteina.


Quest’ultimo rappresenta un amminoacido che, se presente in elevati livelli nel sangue, è associato a danni endoteliali e aumentato rischio cardiovascolare.

Sottolineo nuovamente che, in molti, queste mutazioni sono asintomatiche e possono anche non manifestarsi, ma in altri possono influire negativamente sullo stato di salute dell’organismo.


Dunque in presenza di questa mutazione cosa sarebbe meglio preferire a tavola?


Innanzitutto è necessario distinguere i folati (contenuti negli alimenti) e l’acido folico (contenuto in piccole parti in alcuni alimenti, nella maggior parte degli integratori e del cibo fortificato). I folati rappresentano una famiglia di composti che si trovano naturalmente in alimenti come verdura a foglia e legumi ed esistono in varie forme quali diidrofolati, metilfolati, monoglutamil-folati, poliglutamil folati. L’acido folico è un composto che ritroviamo,invece, in piccolissime dosi in alimenti vegetali e rappresenta piuttosto la variante sintetica contenuta negli integratori di acido folico che spesso vengono somministrati durante la gravidanza per ridurre il rischio di difetti del tubo neurale o di spina bifida del feto o in casi di iperomocisteinemia.


La differenza, piuttosto, sta nei processi metabolici ai quali questi composti vanno incontro nella produzione della forma attiva del folato, ovvero il 5-MTHF.

Per quanto riguarda sia l’acido folico sintetico che molti tipi di folati contenuti negli alimenti vegetali, è necessario l’enzima MTHFR per poter “metilare” e rendere bioattivo il composto iniziale. Conversione che risulterebbe poco “efficiente” in caso di una delle due mutazioni citate in precedenza del gene MTHFR.

Ciò significa che, nonostante l’acido folico venga integrato regolarmente sottoforma di supplementi, possa risultare inefficace in soggetti con mutazioni MTHFR, aumentando il rischio di iperomocisteinemia.


Il fattore importante, in tutto ciò, che molti purtroppo sottovalutano, è che alcuni folati contenuti negli alimenti vegetali sono già naturalmente “metilati”, nella forma di L-metilfolato. Questo significa che, in questa particolare forma, il folato non necessita dell’enzima MTHFR per poter essere bioattivo nell’organismo.


Tuttavia, è anche importante sottolineare come la biodisponibilità dei folati naturali è influenzata da un enzima intestinale, la coniugasi, coinvolto nella rimozione della catena di poliglutammato dalla molecola iniziale. La presenza di problematiche intestinali, come irritabilità, infiammazione, celiachia, ecc., possono ridurre la biodisponibilità dei folati naturali fino al 25-50%. La stabilità e la biodisponiblità dei folati naturali resta tuttora un campo attivo di ricerca scientifico. Di certo per quanto riguarda gli integratori si potrebbe bypassare il problema, sostituendo il convenzionale acido folico in quello presente nella forma già metilata (5-MTHF).


Quali sono gli alimenti più ricchi di L-metilfolato?

  • Broccoli

  • Cavoli

  • Spinaci

  • Asparagi

  • Legumi

  • Lattuga romana

Un soggetto senza mutazione MTHFR, dovrebbe comunque introdurre regolarmente queste verdure nell’ambito di un’alimentazione sana, anche perché si tratta comunque di alimenti ricchi di fibre, altre vitamine, come la C e la K, di minerali e di antiossidanti. Ma il consumo regolare di queste verdure diventa CRUCIALE per un soggetto affetto da una mutazione MTHFR, con il rischio di iperomociteinemia e, purtroppo, le statistiche dimostrano uno dei fattori caratterizzanti l’alimentazione occidentale dei nostri giorni sia proprio il consumo insufficiente di verdura!


In uno studio del 2013 pubblicato sulla rivista Nutrients è stato visto come un’alimentazione ricca di folati naturali sia efficace nel ridurre i livelli di omocisteina al pari livello di un’integrazione con 5-MTHF in soggetti con iperomocisteinemia.


In conclusione, è consigliabile per tutti aumentare il consumo di legumi e verdura per garantire un’introduzione sufficiente e regolare di folati (specie nella forma di L-metilfolato), soprattutto per coloro con la mutazione del gene MTHFR. Nello stesso tempo, per questi ultimi soggetti, con un aumentato rischio di iperomocisteinemia, è infatti sconsigliato attingere unicamente acido folico da integratori o cibi fortificati.

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24091066

http://www.fao.org/docrep/004/y2809e/y2809e0a.htm

http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJM200104123441517

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7563456

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25405897

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24571382

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4095662/

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3708334/

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