top of page
Dott. Daniele Basta

Perdita di peso e remissione del diabete di tipo 2, si può fare!


Il diabete di tipo 2 è una delle patologie croniche più diffuse, oggi colpisce circa 422 milioni di persone nel mondo e negli ultimi anni si sta diffondendo purtroppo anche tra i giovani a causa di sovrappeso e obesità. Il trattamento prevede l’utilizzo di farmaci nel ridurre i livelli glicemici e nel ridurre i rischi cardiovascolari associati a questa condizione, tuttavia l’aspettativa di vita rimane ridotta.


Evidenze scientifiche dimostrano come il diabete di tipo 2 sia fortemente associato ad aumento di peso specie nell’età adulta a causa di un’eccessiva presenza di massa grassa a livello viscerale, in grado di alimentare insulino-resistenza con conseguente stato di iperglicemia.


Studi in passato hanno dimostrato come la restrizione calorica potesse risultare efficace nel ridurre e normalizzare i livelli glicemici.


In un lavoro del 2016 pubblicato sulla rivista Diabetes Care, ad esempio, è stato visto come una perdita di peso raggiunta attraverso un regime alimentare controllato in 6 mesi sia risultata efficace nel 40% dei casi nel normalizzare i livelli glicemici in soggetti affetti da diabete di tipo 2.


Per quanto riguarda, invece, una potenziale remissione di diabete di tipo 2 mediante unicamente un cambiamento mirato delle abitudini alimentari a lungo termine (più di un anno di test), non ci sono lavori….fino a qualche giorno fa!

Infatti direttamente dalla Scozia, University of Glasgow, è stato condotto lo studio DIRECT (Diabetes Remission Clinical Trial), nel quale è stato valutato se attraverso una perdita di peso, raggiunta in maniera adeguata attraverso un cambiamento delle abitudini alimentari, fosse possibile conseguire la completa remissione dal diabete di tipo 2 da parte di pazienti affetti da questa condizione e se tale approccio fosse applicabile come assistenza primaria in pazienti affetti da questa condizione.


In particolare, nel lavoro sono stati coinvolti 298 adulti con età compresa tra 20 e 65 anni con diabete di tipo 2 da almeno 6 anni che sono stati divisi in 2 gruppi: uno ha adottato uno specifico protocollo nutrizionale ipocalorico seguito da esperti nel campo per 12 mesi, abbandonando, sin dal primo giorno, tutti i farmaci antidiabetici, l’altro si è attenuto autonomamente alle linee guida internazionali.


Il protocollo nutrizionale prevedeva non solo l’adesione ad un regime ipocalorico personalizzato, ma anche l’inclusione di educazione alimentare e terapia cognitivo-comportamentale per rendere il tutto maggiormente efficace.


I risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista The Lancet, hanno evidenziato come nelle persone appartenenti al primo gruppo, ovvero che hanno aderito al programma nutrizionale, siano stati persi in media 11 Kg e circa un quarto di loro ha raggiunto una perdita di almeno 15 Kg durante 12 mesi, al contrario dell’altro dove il peso è rimasto più o meno stabile.


Il risultato più sorprendente è che nel 46% delle persone che hanno aderito al programma nutrizionale è avvenuta la completa remissione dal diabete e, in tutto ciò, è stata evidenziata l’importante associazione con la perdita di peso.


Inoltre, dai risultati dello stesso lavoro, si evince tra i soggetti del primo gruppo ci sia stata una riduzione dei livelli di trigliceridi con relativo miglioramento del profilo lipidico e come metà di questi stessi soggetti abbia abbandonato, dopo i 12 mesi di studio, l’utilizzo di antipertensivi senza avere un aumento della pressione sanguigna.


Si tratta di risultati importanti che confermano come una perdita di peso nel lungo termine, attraverso un cambiamento delle abitudini alimentari, possa rappresentare il primo vero obiettivo nel trattamento del diabete di tipo 2, che non è più da considerarsi una condizione irreversibile e senza via di uscita come si pensava qualche anno fa, almeno in pazienti con questa patologia da almeno 6 anni.

Da qui, si evince l’importanza dell’educazione alimentare sia in ottica di prevenzione, ma soprattutto nella perdita di peso in un potenziale trattamento dei diabete di tipo 2, che si traduce in anche in una riduzione significativa delle spese sanitarie.

 

Fonti:

http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)33102-1/fulltext

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27002059

285 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page