Nonostante sia una delle migliori fonti di proteine vegetali e nonostante il suo consumo sia associato a potenziali benefici all’organismo, la soia negli ultimi anni è stata oggetto di dibattiti e di controversie, anche tra professionisti stessi del mondo scientifico, soprattutto in relazione a condizioni patologiche particolari, come il carcinoma mammario. A causa della dilagante disinformazione sul web, spesso è stato evitato o sconsigliato in maniera assoluta il consumo di soia e derivati soprattutto in condizioni patologiche come questa. Tutto ciò è stato ipotizzato in base alla presenza di isoflavoni, ovvero composti fitoestrogeni, in grado di “mimare” l’azione estrogenica una volta entrati in circolo. Dal momento che nel carcinoma mammario ormono-dipendente, i livelli eccessivi di estrogeni in circolo sono associati ad una maggiore progressione tumorale, erroneamente è stato pensato che i fitoestrogeni presenti nella soia potessero svolgere un ruolo decisamente negativo peggiorando tale condizione.
Purtroppo non è stato tenuto presente, in maniera errata, che gli estrogeni interagiscono nell’organismo con due tipi di recettori, ER-alfa e ER-beta. A differenza degli estrogeni, gli isoflavoni presenti nella soia interagiscono preferenzialmente con il recettore beta. Questa distinzione è di fondamentale importanza in quanto questi recettori sono distribuiti in maniera differente nell’organismo e sono associati a funzioni cellulari diverse e talvolta opposte, proprio come nel caso del carcinoma mammario ormono-dipendente, nel quale è stato ipotizzato come una potenziale attivazione del recettore ER-beta possa inibire gli effetti proliferativi e pro-tumorali associati all’attivazione estrogenica del recettore ER-alfa.
A tal proposito, in uno studio del 2004 pubblicato sulla rivista Cancer Research viene evidenziato come i due recettori svolgano un’azione differente su cellule di carcinoma mammario e, in particolare, il recettore ER-beta sia associato ad un’inibizione della proliferazione tumorale proprio attraverso un arresto del ciclo cellulare in fase G2.
Gli effetti dell’estradiolo, l’estrogeno più rilevante nell’organismo umano, sulle cellule mammarie normali e tumorali sono completamente differenti da quelli dei fitoestrogeni. Un’ulteriore evidenza è mostrata in un lavoro pubblicato nel 2014 sulla rivista Climacteric: the Journal of International Menopause Society, nel quale viene sottolineato come i fitoestrogeni hanno effetti antiproliferativi su cellule di carcinoma mammario.
In un altro studio del 2014 pubblicato sulla rivista Toxicology Science, nel quale sono stati analizzati gli effetti di vari tipi di fitoestrogeni sui recettori ER-alfa ed ER-beta di cellule umane, è stato visto come gli isoflavoni contenuti in una porzione di fagioli di soia siano in grado di promuovere una significativa attivazione del recettore ER-beta lasciando ipotizzare come tutto ciò possa essere utile ai fini di prevenzione del tumore alla mammella.
Studi epidemiologici proprio riguardo quest’ultimo aspetto hanno evidenziato come un consumo moderato di soia durante l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta sia associato ad un ridotto rischio di carcinoma mammario. E questo potrebbe anche spiegare, in un certo modo, i ridotti tassi di questo tipo di tumore in Asia rispetto alle realtà occidentali. In uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Epidemiology nel 2009 è stato evidenziato proprio come le donne asiatiche che migrarono in passato negli Stati Uniti, aderendo dunque alla tipica western diet e riducendo il consumo di soia, abbiano aumentato il rischio di carcinoma mammario.
Ma questi effetti anti-estrogenici degli isoflavoni della soia potrebbero risultare protettivi dunque in presenza di carcinoma mammario?
In uno studio del 2009 pubblicato su una delle più rilevanti riviste scientifiche, the Journal od the American Medical Association, e condotto sulle abitudini alimentari di 5042 donne cinesi affette da carcinoma mammario, è stato visto come il consumo di soia fosse significativamente associato ad una minore mortalità e ad un minor rischio di recidive.
Risultati simili sono stati osservati in un altro studio dello stesso anno pubblicato su Breast Cancer Research and Treatment, nel quale è stato evidenziato come il consumo regolare di isoflavoni contenuti nella soia sia associato ad un minor rischio di recidive da parte di donne affette da carcinoma mammario in terapia con il tamoxifene e, soprattutto, non sembrerebbero influire sull’efficacia della terapia.
Risultati abbastanza significativi che hanno condotto l’American Cancer Society, una delle più importanti società scientifiche in campo oncologico a livello mondiale, a confermare, nelle linee guida internazionali sugli aspetti nutrizionali del paziente oncologico, che la soia e derivati rappresentano un’eccellente fonte di proteine, ottima alternativa alla carne, e che, nel caso di pazienti affetti da carcinoma mammario, non possiedono effetti negativi sul rischio di recidive e sopravvivenza , anzi sono in grado di espletare un effetto sinergico alla terapia con tamoxifene.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14729654
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19318430
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24978400
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19221874
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.3322/caac.21142/full