Nonostante negli ultimi anni, grazie alle misure di prevenzione e grazie all'ingente ricerca in ambito medico-chirurgico, è stato evidenziata una leggera riduzione della mortalità, le patologie cardiovascolari rimangono una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati con più di 700000 morti ogni anno, più di 7 milioni di ospedalizzazioni e con un costo sanitario di 300 bilioni di dollari negli Stati Uniti (Fonte AHA, American Heart Association).
Tra i fattori di rischio noti vengono distinti quelli "modificabili" da quelli "non modificabili". Ai secondi appartengono l'età, il genere e la componente genetica.
Per quanto riguarda i fattori modificabili, l'American Heart Association ne riconosce 7, grazie ai quali si può ridurre il rischio d'insorgenza di patologie cardiovascolari. Molti di questi sono associati alla riduzione dei livelli lipidici nel sangue e la diminuzione dei meccanismi aterosclerotici, ovvero quei processi caratterizzati dalla formazione di placche ateromatose nei vasi, alla base delle più comuni cardiopatie.
Meno dell'1% degli Statunitensi mantiene sotto controllo tutti questi 7 fattori di rischio modificabili e sembrerebbe che uno di questi, rappresentato dalle cattive abitudini alimentari, sia il più faticoso da tenere a bada per la maggior parte.
I primi 3 fattori di rischio, generalmente, sono tenuti sotto controllo grazie all'utilizzo di farmaci , nonostante alimentazione, stile di vita e attività fisica possano influire in maniera positiva o negativa. Mentre i restanti 4 sono più che altro legati al comportamento, allo stile di vita, alle scelte alimentari e all'attività fisica da parte di ciascuno di noi, ovvero sono strettamente dipendenti dalle nostre scelte.
1. IPERTENSIONE
La pressione arteriosa rappresenta l'intensità della forza con la quale il sangue scorre nelle arterie. Valori elevati di pressione arteriosa sono associati ad un maggiore rischio di cardiopatie. È generalmente tenuta sotto controllo grazie ai farmaci, nonostante la perdita di peso (in una situazione di sovrappeso), l'attività fisica e la cessazione del fumo svolgano un importante ruolo nel ridurre tali valori.
2. LIVELLI ELEVATI DI COLESTEROLO
Il colesterolo è un composto fondamentale sia dal punto di vista strutturale che funzionale nell'organismo, ma quando presente in eccesso può originare la formazione di placche aterosclerotiche a livello dei vasi. Alcuni soggetti hanno la predisposizione ad avere livelli elevati di colesterolo, esistono comunque farmaci in grado di tenerne a bada il tutto, nonostante l'alimentazione e l'attività fisica in questo caso possano contribuire significativamente a ridurne i valori.
3. DIABETE
Il diabete di tipo 2 è uno stato patologico caratterizzato da livelli elevati di glucosio e insulino-resistenza, condizione dettata anche da un eccesso di massa grassa addominale. Esistono farmaci in grado di tenere a bada i livelli glicemici, ciò nonostante un'alimentazione adeguata è fondamentale un miglior controllo di questi parametri.
4. FUMO
C'è una chiara correlazione tra il fumo e l'insorgenza di cardiopatie. La cessazione del fumo può contribuire a migliorare i tassi di sopravvivenza nei cardiopatici nell'arco di 3-4 anni. In particolare smettere di fumare equivale a ridurre del 36% il rischio di mortalità in soggetti affetti da patologie cardiovascolari.
5. OBESITÀ
Rappresenta una vera e propria pandemia, di natura multifattoriale, questa condizione è caratterizzata dall'eccesso di massa grassa ed è correlata al 3% in più di probabilità di infarto fatale e di quello non-fatale. La perdita di peso, un'alimentazione sana e dell'attività fisica regolare sono fattori determinanti nel prevenire e combattere tale condizione.
6. SEDENTARIETÀ
Gli studi degli ultimi anni hanno evidenziato il ruolo dell'inattività fisica nei confronti dell'insorgenza delle cardiopatie. Un'attività fisica regolare contribuisce a migliorare il profilo lipidico nell'organismo, a ridurre i valori delle lipoprotiene LDL e ad aumentare quelli delle HDL, a ridurre la pressione sanguigna e a migliorare i livelli glicemici in pazienti affetti da diabete di tipo 2. Attività fisica non per forza significa praticare sport, è necessario trovare il tempo di alzarsi dalla sedia o dal divano e muoversi, camminare, salire le scale, fare shopping ecc.. Gli studi dimostrano come bastano 30 minuti al giorno di attività fisica di intensità lento-moderata, 5 giorni a settimana al fine di ridurre il rischio di cardiopatie.
7. CATTIVA ALIMENTAZIONE
Secondo dati statistici è il fattore modificabile più difficile da tenere sotto controllo. Viviamo in una società obesogena, caratterizzata dal consumo di alimenti con eccessive quantità di zuccheri, di grassi parzialmente idrogenata (i famosi grassi "trans" banditi dall'FDA negli Stati Uniti, ma ancora presenti in Europa in creme spalmabili, cornetti, dolci, brioches, ecc.), di sale e, nel contempo, ridotte quantità di frutta, di verdura e di cereali integrali. La maggior parte del cibo processato è povero, inoltre, di micronutrienti ed è caratterizzato da calorie vuote che non fanno che alimentare e porre le basi per l'insorgenza di patologie croniche nella società moderna.
Fonte:
American Heart Association (AHA), www.heart.org